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Paesaggio di Malga Carnico

ECOMUSEO DEL PAESAGGIO DI MALGA CARNICO

Uno spaccato di vita che si perde nella notte dei tempi    


Storia della comunità in Carnia, dove gli Sbilfs rubano il formadi carulat…e bevono la “pozione magica”…
INTINERARIO NEL MONDO DELLA CARNIA
Giosuè Carducci venne da queste parti nell’estate del 1885. “Andrò a Pian d’Arta sopra Tolmezzo, nella Carnia ”, scrive poco prima ad un amico. “Ivi monti valli e foreste d’abeti ed acque fredde, carne ottima, vin di Conegliano e trote, il tutto a sei lire al giorno” Più probabile che da bere ci fosse ottimo vino friulano piuttosto che trevigiano! Ma questo poco importa …
Quel che conta è che, qui, come racconta nelle lettere alla moglie Elvira, tra un brindisi con i nuovi amici e un capitombolo lungo i pendii dei monti, riuscì a mitigare la sua sindrome depressiva e i disturbi di circolazione. Così la Carnia, che gli era entrata nel cuore, diventò, nelle rime di Comune rustico, il simbolo delle virtù civiche e dei più alti ideali di democrazia. E in effetti questa terra di confine attraversata dall’alto corso del Tagliamento e anticamente abitata da un popolo di origine celtica, i Carni, è da sempre un crocevia di popoli e culture che è riuscito a cogliere le influenze esterne, pur continuando a mantenere forte il senso della propria identità.
Così ciascuna delle sette valli carniche è un piccolo mondo a sé che intreccia le usanze locali con quelle della tradizione mitteleuropea. Il territorio, sovrapposto delle Alpi, che lo separano dall’Austria, è un punteggiato di borghi dai nomi musicali, come: Invillino, Latteis, Ligosullo, Ravascletto, Timau, Arta Terme, Paularo ( tanto per citarne alcuni ) e comprende, nella zona meridionale, il Parco delle Colline Carniche, con paesi a mezza costa, e una piccola parte del parco delle Dolomiti Friulane, montuoso e per certi versi non toccato dalla presenza umana. L’asfalto delle nuove strade, naturalmente, è arrivato quasi ovunque, ma nelle zone più inaccessibili e nascoste sopravvive la Carnia più autentica. Come nella Val Lumiei che sale impervia e spettacolare lungo la gola scavata dal torrente omonimo per spalancarsi serenamente nel cielo nella parte più alta: una conca panoramica che accoglie, a oltre mille metri di quota, Sauris, il paese più alto della Carnia. Con un lago in cui si rispecchiano le cime dei monti, case in legno e pietra, boschi ombrosi e pascoli costellati di malghe, Sauris è, da solo, una piccola antologia di pittoreschi paesaggi alpestri. In ricordo delle origini germaniche conserva il dialetto, ma non solo: i fondatori portano con sé dalla Carinzia anche i segreti degli antichi metodi di affumicatura delle carni di suino che ne fecero tesoro per la preparazione del suo rinomato prosciutto crudo. Ma anche un altro paese della Carnia conserva alcune tipicità tradizionali prodotte con le carni di maiale: è Timau, che conserva anch’esso un dialetto di origine bavarese “che si perde nella notte dei tempi” e il cui prodotto degno “di nota” si chiama: Varhackara (Presidio Slow Food) un impasto composto in prevalenza di lardo bianco assieme ad altre carni dal sapore inconfondibile, dal particolare sapore, con un lieve aroma di ginepro, e dalla preparazione artigianale, che, con l’affumicatura ottenuta dal legno di faggio, gli ha fatto meritare un onorevole riconoscimento gastronomico. Un tempo era difficile che la gente potesse permettersela, era considerato “tesoro” e i suoi “scarti” venivano barattati al mercato (dai Cramàrs) come fossero monete.
Quindi una vera rarità per la cucina Carnica, fatta degli ingredienti semplici e genuini della montagna. Una cucina comunque ricca di tipicità e che talvolta si avventura in accostamenti inusuali, sfruttando quanto d’inverno riportavano a casa i Cramàrs, venditori ambulanti di erbe aromatiche, spezie, manufatti in legno, stoffe. Nasce così ad esempio il contrasto tra dolce e salato che è alla base della più tipica delle ricette Carniche, quella dei cjarsons, pasta ripiena degli ingredienti più disparati, come erbe spontanee, patate, uvetta, cannella e altri segreti, e poi condita con burro fuso (ONT) ricotta affumicata e il formadi carulat (Arca del gusto slow food) La Carnia inoltre è la terra d’origine di uno dei piatti più diffusi in Friuli: “il Frico”, frittata di scaglie di formaggi, cipolla, pepe. Anche questa, ricetta povera, nata dalla necessità di utilizzare gli avanzi.
E com’è naturale, per allontanare il pensiero delle difficoltà quotidiane, si dava spazio alla magia e alle leggende: quelle legate agli Sbilfs, folletti dei boschi, e alle stries, le streghe, che pare si dessero convegno in Valcalda, sul Monte Tenchia, tra il paese di Cercivento e i laghetti Zoufplan e nella Grande Forra del Rio Vinadia Monte Tersadia e le loro malghe.
La ricerca delle tradizioni più antiche porta anche a Pesariis, frazione di Prato Carnico. Qui già nella seconda metà del Seicento le famiglie realizzavano orologi a pendolo di ottima fattura, secondo le tecniche forse apprese dai Cramàrs in Baviera.
Quando, nel 1725, i fratelli Solari fondarono qui una fabbrica di orologi da torre, il destino del borgo fu definitivamente deciso: Pesariis oggi, col suo museo, è per tutti il paese degli orologi. A Tolmezzo, il centro maggiore della Carnia, nel Museo delle arti e delle tradizioni popolari c’è, invece, la ricostruzione degli antichi ambienti domestici, organizzati attorno la cucina e al fogolar. L’agenzia del Turismo Friuli Venezia Giulia organizza passeggiate di fine inverno con le ciaspole lungo i sentieri innevati dello Zoncolan, le escursioni nei boschi di Ravascletto e del monte TERSADIA con le sue malghe. www.friulitipico.org www.turismo.friuliveneziagiulia.it

La leggenda di Marie Svualde

Marie Svualde era una ragazza cui piaceva moltissimo ballare. Un giorno, mentre attraversava il bosco dalle parti del Monte Tersadia, rimase incantata da una strana musica proveniente da una radura. Si fermò e vide un gruppo di Sbilfs che danzavano al suono di un'orchestra elfica. Danzavano dentro a un cerchio bordato d'erba folta e verdissima.
Maria non poté resistere alla tentazione di quella musica ed entrò anche lei nel cerchio. Le apparve un bellissimo giovane e, assieme, danzarono e danzarono al ritmo di quelle note incantatrici.
Mentre piroettava felice, qualcosa la PUNSE a un piede, si chinò e vide l'oggetto che l'aveva ferita: un chiodo un vecchio chiodo con la punta storta.
Irritata raccolse l'oggetto per buttarlo e.............si trovò sola in un prato incolto con un chiodo vecchio in mano.
Tutto era scomparso e anche la radura era diversa; inoltre si sentiva strana, come svuotata da ogni energia. Si sentiva vecchia, sempre più vecchia, vecchissima.
E mentre pensava alla musica magica e alla diversità del tempo nel Regno degli Sbilfs si sgretolò in polvere.....Ma una Fata Buona “AGANUTE”, da quasi completamente polvere e da una voce implorante LA TRASFORMO' IN UNA VOCE FELICE, giovane e gaudente,une “AGANE BUINE”. E ancor oggi c'è qualcuno che giura di sentirla, quella voce lieta, che si perde nelle gole del Monte Tersadia e le sue grotte......
La Fata buona “AGANUTE” ci ha svelato la ricetta della pozione magica e noi per il bene di tutti, l'abbiamo ricreata nella nostra BIRRA.
“BIRE CJARNIELE DI MARIE SVUALDE” BIRRA ARTIGIANALE NON FILTRATA

LA LEGGENDA DEL SBILF: GURIUT E IL FORMADI CARULAT

IL Gurit è dipettoso tutto particolare, presente lungo le selle del Chiarsò del Crostis, monte Tersadia, Malga Valmedan di Sopra e Monte Arvenis. Minuto, brioso, sornione, scattante, ma soprattutto ladro matricolato e furbo come due volpi. Una massaia sorprese un “Gurint”mentre beveva da una ciotola di panna. Lesta lo incastrò sotto una gerla capovolta. Prigioniero “chiapat” ! Il nostro simpaticone non ci mise molto tempo ad accattivarsi la formosa giovane, i due divennero subito amici. Il “Guriut” insegnò alla ragazza le ricette per fare dei dolci e delicati cjarsons in cambio si fece fare però una promessa cioè garantirli per sempre una porzione di “formadi carulat” del quale ne è ghiotto e grande consumatore. Da allora in ogni cucina delle vallate carniche: per evitare ladronerie, c’è sempre una crosta di formaggio cul carul così da soddisfare e tacitare il nostro golosone.

 
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