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Tipicità e Globalizzazione

 

   
Potrebbe sembrarti la considerazione di vecchi provinciali
ma
sarà la Tipicità a salvarci dagli eccessi della globalizzazione
   
  L’epidemia del Covid19 ha portato in primissimo piano il problema della Globalizzazione evidenziando la grande pericolosità della facile e totale permeabilità tra Stati.
  Dopo questa pandemia è naturale ripartire, ma nella direzione giusta: per poterlo fare, prima è necessario conoscere meglio il progetto socio-economico (di questo si tratta, non di un fenomeno naturale inarrestabile e ingestibile) della globalizzazione e così poter porre un argine alle sue esagerazioni.
  ‘Globalizzazione’ vuol dire abbattere tutte le barriere, legali e fisiche, che permettono lo scambio di persone, conoscenze e prodotti tra tutti gli Stati del pianeta in modo che qualsiasi novità possa essere presente contemporaneamente su tutto il globo terrestre. Teoricamente e fondamentalmente è una cosa utile perché il confronto e lo scambio, se concreti e non superficiali, stimolano la presa di coscienza e il miglioramento di ogni singola cultura e civiltà.
  E così è stato fino ad ora poiché la globalizzazione spontanea (che non comprende le conquiste territoriali armate, che in realtà sono controproducenti) è sempre esistita nella storia dell’umanità, senza tuttavia comportare effetti negativi devastanti perchè attuata molto lentamente da singole persone o piccoli gruppi organizzati, grandemente limitati nella capacità di diffondere le loro peculiarità e di recepire quelle degli altri.
 
  Ma negli ultimi 20 anni in questo lento processo si sono innestati tre eventi che lo hanno reso, a causa della loro concomitanza, un fenomeno estremamente pericoloso. 
  Il primo evento è l’abbattimento di tutte le barriere al movimento fisico di merci, sostanze varie e persone: questo è l’evento meno rischioso poiché ogni Stato o gruppi di Stati, grazie ai dazi e il controllo delle frontiere, può selezionare e regolare in pochi giorni qualsiasi tipo di flusso ai propri confini.
  Il secondo evento è costituito dalle innovazioni tecnologiche nei trasporti e nella telematica che permettono quantità e velocità incredibili nel movimento di merci (materiali e immateriali), persone, capitali, informazioni: questo è già più difficile da gestire (in particolare per lo spostamento dei capitali e conseguenti delocalizzazioni) soprattutto negli Stati con regimi democratici in cui le decisioni governative sono in genere talmente lente da non reagire adeguatamente alle mosse del mercato.
Ma è soprattutto il terzo evento che sta creando problemi molto seri: è il consolidamento di alcune aziende private (finanziare, commerciali, industriali, minerarie, agroalimentari) che in un mondo senza confini e senza regole hanno la possibilità di crescere a dismisura acquisendo una potenza economico-politica pari o addirittura superiore a quella di molti singoli Stati.
  La forza di queste multinazionali economiche (facenti capo a poche persone e loro fiancheggiatori, che spesso agiscono nell’anonimato e in forma sotterranea e sono indicate come ‘poteri forti’) si basa sulla produzione di beni e servizi altamente standardizzati (gli unici che permettono grandi profitti) che dovrebbero sostituire nelle altre nazioni gran parte degli analoghi prodotti e servizi tradizionali che però (e qui sta il punto) le popolazioni locali abbandonano soltanto se convinte a cambiare il proprio modello di vita, dalle cui credenze ed emozioni (vale a dire la propria anima e personalità) dipende anche la scelta dei beni di consumo.
  E’ da questa situazione che nasce il più grande e più pericoloso problema della globalizzazione: di fronte a questa possibile limitazione dei propri profitti molte imprese multinazionali si sono lasciate soggiogare dal demone dell’avidità (il Vangelo è molto chiaro: i ricchi molto difficilmente salveranno la propria anima) e hanno puntato a una conquista senza limiti di ogni mercato, scegliendo la strada della ‘globalizzazione totale': intervenire anche direttamente sui consumatori di qualsiasi Paese per distruggere le fondamenta stesse della loro cultura, comportamenti e socialità e per aprirli acriticamente e totalmente a ogni esperienza, prodotto o servizio da qualsiasi parte del mondo arrivi (il fuorviante concetto ‘cittadini del mondo’ e il letale movimento ‘open society’): al fine, dopo aver perso la propria, di far perdere l’anima anche a tutti gli abitanti del pianeta.
  Quello che vogliono i ‘poteri forti’ è il mondo totalmente e profondamente globalizzato già prefigurato da diversi pensatori e scrittori: una megalopoli planetaria, con popolazione meticcia di colore indefinito e dai volti anonimi, dalla struttura fisica e apparati fisiologici ridotti al minimo, personalità e cultura superficiali e standardizzate, totale dipendenza comportamentale dai mass media, socializzazione virtuale per via telematica, attività lavorativa non creativa asservita ad apparati produttivi robotizzati, sistema politico globale controllato da ‘saggi’ autonominati, ordine pubblico ottenuto con il ‘panem (reddito minimo per tutti appena sufficiente per acquistare i prodotti della grande industria) et circenses (relativismo morale; legalizzazione droghe e comportamenti devianti)’.
Come cambiare la situazione ripristinando alcune fondamentali regole che interrompano questo processo di desertificazione?
  Accordi ad alto livello politico e di portata globale sono ormai quasi impossibili. Oggi purtroppo i globalizzatori hanno a disposizione per il loro fine tutte le risorse necessarie sia finanziarie (enormi somme da investire) sia tecniche (mass media planetari, internet) sia politiche (corruzione e lobbismo) sia sociali (dumping salariale e annientamento delle piccole imprese personali) per condizionare (tranne rare eccezioni) qualsiasi governo.

  C’è invece un altro modo. Che riguarda non tanto i piani finanziario, imprenditoriale e tecnologico, ma quello culturale e identitario
  E’ il metodo che l’umanità ha sempre utilizzato per risolvere situazioni simili nella sua storia: la resistenza e la riscossa di piccoli gruppi e regioni, ma soprattutto di singoli individui che avranno la lucidità e la forza di reagire anzitutto a livello mentale con il 
- riprendere coscienza della irripetibile identità della propria persona e della necessità di nutrirla e consolidarla prevalentemente con i beni materiali e immateriali tradizionalmente prodotti dal proprio territorio, anch’esso unico a livello planetario (avere un’anima, vale a dire una personalità con una precisa identità che ha bisogno di vivere a un livello superiore a quello della pura materialità)
- tenere sempre presente e diffondere la consapevolezza che i prodotti industriali globalizzati sono privi di qualità intrinseca (banalità progettuale; estraneità e povertà delle materie prime; sterilizzazione; additivi e conservanti chimici), creati al solo fine del massimo profitto, prodotti da robot e senza passione umana, quasi mai rispondenti alle specifiche esigenze nutrizionali e di uso naturali delle innumerevoli diverse tipologie climatiche e pedologiche delle migliaia di regioni tipiche del pianeta.
- rendersi conto che non ha senso che esistano miliardi di esseri umani (tu compreso) se sono tutti uguali e si comportano tutti nello stesso modo,
  In pratica, sei Tu che leggi queste considerazioni che puoi fermare la globalizzazione selvaggia nella vita di tutti i giorni
- consumando frequentemente i prodotti tipici della tua terra, agroalimentari e artigianaii, che è l’unico modo (e non visitando i musei o leggendo libri) per mantenere vive (oltre al i tessuto produttivo di base) la cultura e la civiltà locale
- privilegiando fino in fondo il tuo turismo culturale nella tua regione (anche la più sperduta chiesetta votiva è una parte di te che ancora non conosci) e appoggiando fortemente tutte le iniziative ed eventi direttamente e indirettamente connessi alla cultura locale 
- socializzando di più di persona (e non per l’ingannevole via telematica) con i tuoi concittadini
- pretendendo che nei punti vendita della piccola e grande distribuzione siano sempre presenti anche i prodotti tipici del tuo territorio
- appoggiando i politici della tua regione affinchè favoriscano in ogni modo i Produttori tipici locali; non cedano a tempo indeterminato spazi per insediamenti produttivi di tipo globalizzato; creino invece filtri locali a livello demografico, sanitario, controlli e contromisure che annullino tutti i sotterfugi, trucchi, ricatti e vere e proprie violenze che i globalizzatori adottano per diffondere i propri prodotti a discapito di quelli locali.
 
  Conserverai così e aumenterai, oltre che la tua personalità, anche la tua salute e la tua vitalità.

  E vivendo con continuità la tua tipicità avrai anche nella tua mente un ‘metro’ per valutare, in generale, il cosiddetto ‘progresso’ (e specialmente la sua insensata velocità) anche al di fuori della tua regione permettendoti di partecipare positivamente alle grandi scelte tecniche e politiche a livello nazionale e internazionale. 
   
Quanto abbiamo esposto in questa pagina non è una isolata esternazione
di miope campanilismo ma è parte del
progetto economico-politico molto più grande e profondo
‘IL SISTEMA DI BASE’
di cui l’umanità e lo stesso pianeta oggi hanno assolutamente bisogno.
(VEDI)
 
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